giovedì 20 dicembre 2012

Inglese

Hi! I'm Lorenzo

I'm 13years old and I'm from Amandola in Italy.
And my personality? Well i'm friendly but i'm lazy.
my favourite colours is blu and green and my favourite hobby is play tennis with my friends and meet.I really like listening to music and play with my computer.    


mercoledì 14 novembre 2012

GOSPEL


Il termine musica Gospel può riferirsi sia (strettamente) alla musica religiosa che emerse nelle chiese afroamericane negli anni 30 sia alla musica religiosa composta e suonata da artisti, di qualunque etnia del sud degli States.
La separazione tra i due stili, infatti, non fu mai assoluta: entrambi nascono dalla tradizione degli inni metodisti.
Tuttavia, anche se alcuni brani di una scuola sono mutuati dall'altra, la netta divisione tra America nera e America bianca e tra chiesa nera e chiesa bianca, tenne le due correnti divise. Anche se queste divisioni si sono leggermente allentate nei precedenti 50 anni, le due tradizioni restano tuttora distinte.
In entrambe le tradizioni alcuni artisti, come Mahalia Jackson, si limitano ad apparire in contesti puramente religiosi (Gospel in inglese significa Vangelo), mentre altri, come il Golden Gate Quartet o Clara Ward, cantano anche nei night club.
La maggior parte degli artisti, come i JordanairesAl Green e Solomon Burke tende a suonare in entrambi i contesti. È frequente che includano un pezzo religioso in una performance secolare, sebbene non succeda quasi mai il contrario.
Ciò che la maggior parte delle persone identificherebbe come "Gospel Music" è una musica religiosa Afro-Americana basata su grandi cori di chiesa cui fa da contraltare uncantante solista eccezionale. In realtà il genere reso famoso da artisti come Thomas A. DorseySallie MartinWillie MaeFord Smith ed altri cambiò sensibilmente circa 80 anni fa, e affonda le sue radici nelle forme più spontanee di devozione religiosa delle Chiese dei Santi, che incoraggiavano i singoli fedeli a "dare testimonianza" parlando e suonando (e talvolta danzando) spontaneamente della loro fede, durante la celebrazione. Negli anni venti gli artisti di questo tipo di chiese erano spesso predicatori che si spostavano di chiesa in chiesa, e tra una predica e l'altra cominciarono a incidere in uno stile che fondeva temi religiosi tradizionali con le tecniche del blues e del boogie woogie. Inoltre cominciarono a portare strumenti di derivazione jazz, come percussioni e fiati, in chiesa.
Dorsey, che aveva composto e suonato il piano per giganti del blues come Tampa RedMa Rainey e Bessie Smith, lavorò sodo per sviluppare una sua propria musica, organizzando un convegno annuale per artisti gospel, andando in tournée con Martin per vendere spartiti e superare la resistenza delle chiese più conservatrici verso ciò che esse consideravano una musica mondana e peccaminosa. Combinare la struttura "sixteen bar" e i modi e ritmi del blues con i testi religiosi, aprì la possibilità ad artisti innovativi, comeSister Rosetta Tharpe, di usare il proprio talento nelle canzoni, mentre ispiravano i fedeli a "gridare", a "buttare fuori" per aggiungere parole alle sue o per inserire linee musicali proprie in risposta al suo canto.
Questo "stile libero" influenzò altri stili religiosi neri alla stessa maniera. I gruppi più conosciuti degli anni trenta erano quartetti o gruppi piccoli maschili come il Golden Gate Quartet che cantavano, di solito senza accompagnamento, nello stile quartetto Jubilee mescolando attentamente armonie, canti melodiosi, sincopati giocosi e arrangiamenti sofisticati per ottenere uno stile sperimentale fresco ben lontano dal più sobrio canto di inni. Questi gruppi assorbirono suoni popolari da gruppi pop come i Mills Brothers e produssero canzoni che univano temi religiosi, humor e satira politico-sociale. Cominciarono a mostrare sempre maggior influenza dal Gospel da che incorporarono la nuova musica nel loro repertorio.








JAZZ

LA NASCITA DEL JAZZ
Il Jazz è un genere musicale di origine statunitense nato nei primi anni del XX secolo
nelle comunità afro-americane del sud degli Stati Uniti dalla conbinazione di elementi
musicali africani ed europei. Caratteristiche peculiari del genere sono l'uso intenso di
improvvisazione, il ritmo swing spesso sincopato e il tono maliconico dato dall'uso
delle blue note.
Nel corso di tutto il XX secolo, il jazz si è
trasformato evolvendosi in tanti sottogeneri: dal
dixieland di New Orleans, allo swing delle big
bands negli anni trenta e quaranta, dal bebop
della seconda metà degli anni quaranta, al cool
jazz e al hard bop degli anni cinquanta, dal free
jazz degli anni sessanta alla fusion degli anni settanta, fino alle contaminazioni con il
funk e l'hip hop dei decenni successivi.
L'improvvisazione è la caratteristica peculiare della musica jazz che, partendo dalla
semplice variazione sul tema iniziale, ha assunto via via sempre maggiore
importanza.
La formazione jazzistica moderna tipica è il quartetto, composta da batteria, basso o
contrabbasso, pianoforte e da uno strumento solista, generalmente un sassofono o
una tromba.
Il jazz possiede anche una lunga tradizione orchestrale, che entrò in crisi profonda
alla fine degli anni trenta, tanto che oggi le orchestre sono abbastanza rare.
Per lungo tempo territorio privilegiato dei musicisti afroamericani che lo inventarono,
e avente come centro propulsore gli Stati Uniti d'America, il jazz è oggi suonato,
composto e ascoltato ovunque in tutto il mondo come una nuova musica colta, per il
presupposto che è risultante della conoscenza della musica classica, e delle varie
etnie musicali.

PRE-JAZZ

Molti sono gli antenati del jazz: reminiscenze della musica africana, canti e richiami di lavoro, canti religiosi spiritual delle chiese protestanti, canto blues degli afroamericani, ragtime pianistico di derivazione euro-americana, musica europea per banda militare e perfino echi dell'opera lirica sono i più importanti elementi che hanno contribuito a questa fortunata e geniale sintesi artistica.

Le radici del jazz affondano nella cultura musicale africana della vita di tutti i giorni degli schiavi neri (sebbene molto contaminata dalle culture europee, soprattutto inglesi e francesi, dominanti nel sud degli Stati Uniti). Queste persone avevano con sé una tradizione che esprimevano mentre lavoravano (i cosiddetti "field hollers" e "work song"), mentre pregavano (gli "spiritual", che negli anni trenta del XX secolo avrebbero dato origine al "gospel") e durante il loro tempo libero. Già nel 1819 l'architetto Benjamin LaTrobe lasciò testimonianze scritte e disegni di feste di schiavi che si riunivano in Congo Square, una piazza della città, per ballare e suonare usando strumenti e musiche improvvisate.

Nel corso del XIX secolo e soprattutto nella seconda metà, le tradizioni musicali afroamericane iniziarono a trovare eco in spettacoli d'intrattenimento, attraverso varie forme di rappresentazione, delle quali forse le più famose erano i "Minstrel show" che in una cornice carica di stereotipi razziali rappresentavano personaggi tipo dell'afroamericano. Le musiche di scena di questi spettacoli erano rielaborazioni di musiche afroamericane (o presunte tali).

Da questo substrato musicale emerse, alla fine dell'Ottocento, un canto individuale che venne chiamato blues e che ebbe una vasta diffusione, anche attraverso i nascenti canali commerciali, tra la popolazione afroamericana. La combinazione armonica e melodica che si trova nel blues non ha riscontro nella musica occidentale (eccetto almeno una ballata irlandese risalente al 1600 che ha struttura in 12 battute e giro armonico tipico del blues più arcaico e tradizionale) e si ritrova nel jazz fino dalle origini.

COME NASCE

Il commercio triangolare era un sistema di commercio sviluppatosi sulle acque
dell'Oceano Atlantico tra l’Europa, l’Africa e l’America tra il XVI e il XVII secolo.
Consisteva in un continuo scambio di merci tra i tre continenti.

BALLATA

La ballata è una forma di poesia chiamata anche canzone a ballo perché destinata al canto e alla danza, è un componimento che si trova in tutte le letterature di lingua romanza e ha una particolare struttura. Inoltre era particolarmente caratteristica della poesia popolare Britannica e Irlandese dal periodo del Tardo Medioevo fino al 1800; usata ampiamente in Europa e più tardi in America, Australia e in Nord Africa. Questo tipo di poesia fu spesso utilizzata dai poeti e dai compositori a partire dal 1700 per produrre ballate liriche.

martedì 6 novembre 2012

WORK SONG


Work Song è uno standard jazz composto daNat Adderley negli anni sessanta e reso famoso dai gruppi dove egli militò assieme al fratello Julian (Cannonball).
Work Song non è un blues classico, né per quanto riguarda la lunghezza (16 battute invece delle 12 tradizionali, da cui long meter), né per quanto riguarda la progressione armonica dove manca (almeno fino alla sezione C) la normale alternanza tra I e IV grado della tonalità principale.
Questo per quanto riguarda il dato puramente tecnico. Molte altre sono le caratterisitche che collocano questo brano tra i brani tipicamente blues.
Intanto la costruzione call and response, che nelle orchestrazioni tipiche (solista + tutti) viene sottolineata con accenti dei tutti sul quarto e primo tempo delle misure 2 e 3 e seguenti ad imitazione del suono dei martelli dei forzati e l'esplicito richiamo ai canti di lavoroche vengono indicati come una delle origini del blues (e qui il riferimento è alle chain gang songs).
« È impossibile prevedere cosa succederà a un brano musicale. Prendi mio fratello: Nat scrisse un pezzo 7 o 8 anni fa. Non lo ritenevamo un brano importante: facemmo un paio di registrazioni, e Nat ne fece una su un album per la Riverside, intitolato Work Song. Poi la facemmo su un album nostro, quello che ho fatto subito dopo, che si chiamava Them Dirty Blues. Fu registrata anche da altri musicisti, Oscar Brown ci mise le parole e la fecero un sacco di cantanti, poi Herb Alpert decise di farla coi Tijuana Brass e divenne un grande successo. La suoniamo ancora...l'abbiamo sempre suonata perché ci piace. Ma chi sa qual è la ragione del suo successo? »
Poi la tipica sensazione maggiore su minore che qui viene accentuata utilizzando la tonalità minore (Fa-7) come pedale, mentre la risoluzione sulla quinta è fatta sulla tonalità maggiore di dominante (Do7), essenzialmente mescolando il giro del blues minore a quello del blues maggiore.
Fatta salva la sostituzione del I grado minore al maggiore e osservando la progressione del brano, si può vedere Work Song come la concatenazione di due giri di blues primitivo abbreviati omettendo le battute 5-8, ma variando il turnaround del secondo giro inserendo un richiamo al IV grado (Bb7 nella misura 13). La ricorrenza costante delle settime minori è un'ulteriore caratteristica Blues, come pure l'uso di [blue note]s.
La melodia consiste di variazioni della cellula melodica e ritmica delle prime due misure che prima si ripete identica (1-2,3-4,5-6) poi innalzata di una quinta e con l'introduzione di una cadenza blue Mib-Mi(7-8), resa discendente con una (quasi) riflessione e ancora una cadenza blue B-Bb (9-10). L'ultima variazione accresce la tensione dinamica e ritmica che si libera nelle ultime quattro battute dove viene introdotto un secondo tema di risposta conclusiva, ancora sottolineato da hit orchestrali.
All'epoca in cui Nat Adderley scrisse questo brano, nella formazione militava Bobby Timmons, che nel 1958 aveva scritto Moanin' per iJazz Messengers di Art Blakey. Forse non è una coincidenza che la scrittura di Timmons in genere, e la parte A di Moanin' in particolare, ricordino molto da vicino il groove di Work song.





BLUES


Il blues è una forma musicale vocale e strumentale la cui forma originale è caratterizzata da una struttura ripetitiva di dodici battute e dall'uso, nella melodia, delle cosiddette blue note.
Le radici del blues sono da ricercare tra i canti delle comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni degli stati meridionali degli Stati Uniti d'America (la cosiddetta Cotton Belt). La struttura antifonale (di chiamata e risposta) e l'uso delle blue note (un intervallo di quinta diminuita che l'armonia classica considera dissonante e che in Italia valse al blues il nomignolo di musica stonata) apparentano il blues alle forme musicali dell'Africa occidentale.
Molti degli stili della musica popolare moderna derivano o sono stati fortemente influenzati dal blues.
Sebbene ragtime e spiritual non abbiano la stessa origine del blues, questi tre stili musicali afroamericani si sono fortemente influenzati tra loro. Altri generi sono derivazioni o comunque sono stati fortemente influenzati da questi: jazz, bluegrass,rhythm and blues, talking blues, rock and roll, hard rock, hip-hop, musica pop in genere.
La ricerca musicale di molti artisti ha portato il blues, e soprattutto il jazz, a contatto con molteplici realtà musicali, creando stili sempre nuovi e differenti.
Come per molte forme di musica popolare, le origini del blues sono oggetto di molte discussioni.
In particolare, non c'è una precisa data di nascita per questo genere musicale: la traccia più antica di una forma musicale simile al blues è il racconto che, nel 1901, fece un archeologo del Mississippi, descrivendo il canto di lavoratori neri che sembra avere affinità melodiche e liriche con il blues. Non è, dunque, possibile stabilire con esattezza una data che segni l'origine del genere, tuttavia un anno fondamentale fu il 1865, anno dell'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d'America: ottenuta la libertà, numerosi ex schiavi-musicisti iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e, nel giro di qualche decennio, questo genere fu noto ai più fino a giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute.



SPIRITUAL


LO SPIRITUAL

Lo spiritual è una musica afro-americana, usualmente con un testo religioso cristiano. Originariamente monofonica e a cappella, questo genere musicale è antecedente al blues. Lo spiritual è l'antenato del jazz. Solitamente gli schiavi neri cantavano queste canzoni, accompagnandosi con rumori prodotti da coperchi di pentole e lattine, al fine di battere il tempo. Lo spiritual era un canto spirituale, come dice il nome stesso, che veniva dedicato a Dio per alleviare i dolori e le sofferenze della schiavitù. I termini nero spiritualblack spiritual, e afro-american spiritual sono tra loro sinonimi; nel XIX secolo il termine jubilee era più diffuso (soprattutto tra gli afroamericani; i bianchi spesso chiamavano queste canzoni degli schiavi). Qualche musicologo invece li chiama canti folk degli afroamericani.
Gli spiritual sono le primarie espressioni di credo religioso, iniziate dagli schiavi africani negli stati uniti. La schiavitù è stata introdotta nelle colonie europee nel 1619, e gli schiavi rimpiazzavano i dipendenti salariati come una forza economica di lavoro in tutto il XVII secolo. Questa forza lavoro rimarrà in uso per tutto il XVIII secolo e buona parte del XIX secolo. Durante la schiavitù negli Stati Uniti ci sono stati numerosi tentativi di de-africanizzare la forza lavoro nera in schiavitù. Agli schiavi era proibito parlare nella loro lingua madre, suonare le percussioni, praticare i loro riti religiosi animisti e musulmani.







martedì 23 ottobre 2012

LE SCUOLE NAZIONALI

 Le scuole nazionali

31.1 - La scuola boema

All'inizio della seconda metà dell'Ottocentesco, iniziarono a delinearsi i presupposti per la nascita di scuole musicali alternative alle grandi tedesca, francese ed italiana che, con vari contributi, per alcuni secoli avevano monopolizzato il panorama. In realtà, si potrebbe parlare di scuola, nel senso accademico del termine, solo nel caso russo, con il gruppo dei Cinque, mentre nelle altre situazioni il termine "scuola" indicava più astrattamente una tendenza, un filone artistico. Tutte queste scuole nazionali furono però accomunate da questo desiderio di rivalsa nei confronti dell'egemonia italo-franco-tedesca in un'ottica prettamente romantica che privilegiasse quindi la cultura nazionale ed il recupero delle melodie e del patrimonio popolare. Non a caso infatti alla fine dell'800 nacque il fenomeno dell'etnomusicologia che costituì l'espressione prettamente "scientifica" di questa tendenza. Le forme musicali più apprezzate da queste scuole erano quelle tipicamente romantiche: pezzi per pianoforte, poema sinfonico, lied, e soprattutto opera e balletto, dove il carattere nazionale poté sfruttare il grande contributo alla causa dato dalla letteratura locale, come nel caso della Russia. La scuola boema nacque idealmente con Bedřich Smetana (1824-1884), che tendeva al recupero del patrimonio culturale senza rinnegare i valori culturali europei. Di lui si ricordano i sei grandi poemi sinfonici per orchestra raccolti con il titolo "Ma vlast" (la mia patria), e l'opera "La sposa venduta". Prosecutore dell'opera di Smetana fu Antonín Dvořák (1841-1904), che risentì dell'opera Brahmsiana nelle sue 9 sinfonie, tra le quali spicca la quinta (o nona) "dal nuovo mondo", composta appunto durante il suo soggiorno statunitense dove ricoprì l'incarico di direttore del conservatorio di musica di New York. Essa risente, anche se in modo velato, dei canti popolari "spirituals" propri della cultura di quelle terre. Il suo contributo alla musica popolare boema annoverava la "Suite ceca" e le due serie di "Danze slave" per pianoforte a quattro mani. I generi tipicamente romantici videro in lui la luce con 5 poemi sinfonici, mentre la produzione operistica comprendeva "Il giacobino" e "Rusalka e Armida". Vasta anche la produzione di musica da camera (tra cui vari lieder), e sacra (cantate, messe). Infine fanno parte del catalogo di Dvořák anche un concerto per piano e uno per violino.

31.2 - La scuola scandinava

La scuola scandinava-nordeuropea non annoverò grandi musicisti in grado di ricalcare le orme dei ben più famosi drammaturghi che animavano l'arte letteraria in quei tempi: su tutti spiccavano solamente le figure di Edvard Grieg (1843-1907) in Norvegia, Franz Berwald (1796-1868) in Svezia, Johan Jiulius Sibelius (1865-1957) in Finlandia, Niels Gade (1817-1890) in Danimarca. Grieg, all'inizio osteggiato per la sua volontà di rinnovatore musicale, riuscì tardivamente a fondare una vera e propria scuola norvegese grazie anche all'appoggio artistico di Liszt, e si guadagnò fama mondiale con la musica per il dramma "Peer Gynt". Di lui si ricordano vari pezzi per pianoforte tra cui spiccano i "pezzi lirici", di carattere delicato, quasi elegiaco, e il "Concerto per piano in la minore". Berwald fu un musicista molto audace nell'invenzione di alcune soluzioni armoniche estremamente particolari, che se da un lato si ricollegano direttamente alle atmosfere della sua terra, dall'altro furono alquanto osteggiate dalla critica musicale del suo paese. Ciò lo costrinse a lavorare per lunghi periodi all'estero, in varie parti d'Europa. La sua produzione fu incentrata sulle sei sinfonie (alcune delle quali intitolate) e sui poemi sinfonici. Sibelius proseguì il cammino romantico della musica Finlandese già tracciato da Wegelius e Kajanus, rimanendo però in un filone romantico abbastanza fuori dal tempo considerando la sua data di morte. La sua produzione incluse il poema "Finlandia" e le sette sinfonie, le prime delle quali risentirono dell'influsso di Čajkovskij. Gade inaugurò il filone romantico danese assieme ad Hartmann con l'opera "Echi di Ossian", fu didatta di buon livello e successe a Mendelssohn come direttore del conservatorio di Lipsia.

31.3 - La scuola inglese

La scuola romantica inglese fu incentrata sulla figura di Edward Elgar (1857-1934), che lanciato nel panorama musicale mondiale delle "variazioni enigma" Op.36 per orchestra, proseguì la sua carriera di compositore con la produzione di alcuni poemi sinfonici, come "Falstaff", di derivazione Shakespeariana. Divenuto famoso soprattutto per la famosa marcia "Pomp and Circustance", la sua produzione comprendeva anche due sinfonie, l'oratorio "Il sogno di Gerontius", alcune cantate, un concerto per violino ed uno per violoncello.

31.4 - La scuola spagnola

La scuola spagnola nacque ad opera del teorico, musicologo e compositore Felipe Pedrell, che mirò ad una valorizzazione del folklore popolare senza incorrere nelle esagerazioni esuberanti che tanto piacevano a Rimskij-Korsakov. Pedrell ebbe tra i suoi seguaci il grande Isaac Albéniz (1860-1909). Albéniz ebbe una gioventù alquanto movimentata, peregrinò per varie città europee e ciò gli permise di assimilare alcuni tratti stilistici della musica europea, tedesca in particolare. Egli portò avanti il pianismo di Chopin e di Liszt introducendo quel senso tipico del folklore spagnolo di piglio brillante ed estrema sensibilità timbrica ed armonica: le due suites "Iberia" e "España" si pongono in questo panorama come ammirati caposaldi. Il pianista ed in seguito compositore Enrique Granados (1867-1916), anch'egli allievo di Pedrell, raggiunse fama e prestigio alla tastiera con la suite "Goyescas", ispirata alle opere del pittore spagnolo Francisco Goya, tanto che una successiva elaborazione del pezzo diventò un'opera di scena. Di lui si ricordano anche le dodici "danze spagnole" sempre per pianoforte.

31.5 - La scuola russa

A partire dalla seconda metà dell'800, il desiderio di affermare una propria identità musicale colpì anche la Russia. Ad aprire la strada per il rinnovamento e la formazione di uno stile musicale personalizzato per questa nazione fu Michail Ivanovič Glinka (1804-1857), che avendo modo di viaggiare molto in tutta l'Europa, conobbe ed ammirò molti stili musicali differenti, dal francese al tedesco allo spagnolo, innamorandosi di quest'ultimo grazie anche al fascino esercitato su di lui dalla particolare sensibilità esotica di quella realtà. Fu Glinka che avviò in particolare la suddivisione dei due filoni dell'opera russa: quello storico, rappresentato idealmente dalla rappresentazione "Una vita per lo Zar", che narrava la storia patriottica di un povero contadino russo che sacrificò la vita per il suo sovrano; e quello fiabesco, ben incarnato nell'opera "Ruslan e Ludmilla", su testi di Puškin. Di lui si ricordano anche alcuni pezzi di destinazione sinfonica, da camera e per pianoforte. A partire dagli anni '60 si affermò invece il movimento riformatore costituito dal cosiddetto "gruppo dei Cinque": ne fecero parte César Cui (1835-1918), Milij Balakirev (1837-1910), Aleksandr Borodin (1833-1887), Modest Mussorgskij (1839-1881) e Nicolaj Rimskij-Korsakov (1844-1908). Tutti e cinque erano professionalmente impegnati su fronti differenti da quello artistico: medici, ingegneri, ufficiali militari, si dedicavano alla composizione nei ritagli di tempo senza neppure poter vantare una solida preparazione tecnica nell'arte del contrappunto. I due più rappresentativi furono Mussorgskij e Rimskij-Korsakov. Mussorgskij aveva una personalità estrosa e condusse una vita alquanto disordinata; anche le sue opere risentirono di questo suo carattere, tant'è vero che alcune furono lasciate incomplete e vennero poi terminate da Rimskij-Korsakov, di gran lunga il più dotato ed audace del gruppo. Di Mussorgskij val la pena citare due opere liriche: "Boris Godunov", costruito sul dramma di Puskin attorno alla storia dello zar Boris che usurpò, con la forza, il potere al suo predecessore e visse tutta la vita con il rimorso per ciò che aveva fatto, temendo che il destino si fosse accanito contro di lui e contro i suoi discendenti; e "Kovancina", che riprese la vicenda della lotta tra lo zar e i Boiardi di cui il protagonista, il principe Kovansky, faceva parte. In entrambe le opere si fece largo uso dei cori che simboleggiavano la grande partecipazione delle masse popolari alle vicende, secondo l'ideale di patriottismo tipicamente russo dell'epoca, ma si evidenziò anche sempre più, la frammentarietà delle varie scene che ben raffiguravano la condizione di precarietà della vita del compositore. Proprio in quest'ottica, si inseriva la particolarissima suite per pianoforte "Quadri da un'esposizione", composta per celebrare la prima mostra postuma del celebre architetto Hartmann, scomparso poco prima, della quale questo brano costituì una specie di colonna sonora. Oltre al poema sinfonico "Una notte sul monte Calvo" si ricordano alcune composizioni cameristiche per voce (quasi sempre basso) e pianoforte. Rimskij-Korsakov, come già detto, fu la mente più fervida dei Cinque e provvedette infatti al completamento di varie opere anche dei suoi colleghi minori, come ad esempio l'opera "Il principe Igor" di Borodin. Di lui si ricordano i due poemi sinfonici "Sheherazade" e "La grande Pasqua russa" per orchestra, alcune opere e soprattutto il suo contributo al filone della trattatistica: scrisse infatti un grande "trattato di armonia" ed uno "di orchestrazione" nel quale si analizzava in modo estremamente competente la teoria dell'orchestrazione musicale fino a quel tempo con alcune curiose "frecciate" ad alcuni grandi autori come Mozart, rei solamente di aver potuto orchestrare alla maniera delicata che il Settecento viennese richiedeva. Il panorama della musica russa nel secondo Ottocento non fu però assolutamente circoscrivibile a queste tendenze, spiccavano infatti altre due figure che operarono nella direzione opposta: Anton Rubinstein e Pëtr Ilič Čajkovskij. Il primo, grande didatta e già direttore del Conservatorio di musica di S.Pietroburgo, scrisse molte opere di ispirazione tipicamente occidentale in pieno contrasto con il gruppo dei Cinque specialmente nell'ambito pianistico, del cui genere era un sommo interprete. Čajkovskij, già allievo di Rubinstein a S.Pietroburgo, divenne ben presto professore di armonia nel conservatorio, e fu indubbiamente una delle maggiori figure del panorama musicale russo di tutti tempi. Personaggio introverso e irrequieto, manifestò da subito grande stravaganza e senso del destino. La sua ispirazione musicale era però assai fervida, e il suo stile si ispirava, pur permeato di quei caratteri tipicamente russi riguardanti la musica popolare, a quelli più occidentali come il francese e il tedesco. La sua produzione annoverò un grande concerto per violino e orchestra, tre per pianoforte molto virtuosi e brillanti,  l'ouverture 1812 scritta per la campagna di Russia di Napoleone nella quale si evidenziava la sua notevole perizia nell'orchestrazione, e sei sinfonie tra cui spicca la "Patetica" che riproponeva la celebre tematica beethoveniana, ma con la differente, triste e sciagurata conclusione. Il carattere autobiografico della sinfonia emergeva chiaramente in stretto rapporto alla sua vita, sconvolta prima dalla dama "von Meck" che ne fu ignota mecenate e poi l'abbandonò, poi da un altro matrimonio fallito e dallo spettro dell'omosessualità. Finì miseramente con un suicidio per l'insostenibilità morale della sua condizione di fronte ai numerosi scandali. Čajkovskij scrisse anche alcune opere teatrali tra cui spiccano "Eugenij Onegin" su testo di Puskin, che riproponeva il tema dell'"antieroe" che rifuggeva dall'amore, e "la Dama di picche": entrambe piene di spunti pessimistici. Il genere però che permise a Čajkovskij di esprimersi al meglio fu quello del balletto: i tre capolavori "Lo schiaccianoci", "Il lago dei cigni" e "La bella addormentata nel bosco" rappresentano una vetta insuperata nel genere e costituiscono il primo vero esempio di balletto con musiche, non di mero accompagnamento alla scena, ma con un proprio altissimo valore artistico. Da questi celebri balletti venne poi assemblata una suite di brani orchestrali da eseguire senza il supporto scenico.

giovedì 18 ottobre 2012

Il mangiadischi

Il Mangiadischi



Con il nome generico di Mangiadischi si intende un tipo di giradischi portatile automatico in cui il disco in vinile da leggere (in genere nel formato 45 giri) veniva introdotto attraverso una fessura nell'involucro esterno.

martedì 2 ottobre 2012

MUSICA 800-900


La musica del romanticismo è la musica composta secondo i principi dell'estetica romantica. In senso stretto abbraccia un arco di tempo che va dal 1820 al 1880 circa.
In questo periodo il linguaggio musicale subisce una rapida evoluzione. Il musicista romantico muta infatti la sua posizione sociale: da un dipendente al servizio di chiese o corti diventa un libero professionista. Per il musicista romantico la ricerca della libertà professionale significò la possibilità di esprimere i propri sentimenti e le proprie passioni senza dover obbedire alle rigide, aride regole formali del classicismo.
Si impose dunque una nuova libertà formale: alla melodia fu affidato un ruolo-chiave come veicolo dell'espressione, ora frenetica ora malinconica, anche grazie al frequente uso del modo minore. Le dinamiche si fecero più irregolari, costellate dalle variazioni agogiche(accelerandirallentandirubati). Notevole importanza ed autonomia acquisirono i timbri strumentali.
Lo strumento musicale prediletto di quest'epoca fu il pianoforte per la quantità di gradazioni d'intensità e timbro di cui era capace e per l'elemento lirico e soggettivo legato alla presenza di un unico esecutore.

ARTISTI 800-900
01- Dicitincello vuie (E. Fusco (Sergio) - R. Falco) Ed. Canzonetta
02- Napule bello (P. Cinquegrana - De Gregorio) Ed. Bideri
03- 'A tazza 'e café (C.Capaldo - V. Fassone) Ed. Canzonetta
04- Presentimento (E. A. Mario) Ed. Nazionale
05-Rusella 'e maggio (Trusiano - Cannio) Ed. Epifani
06- Silenzio cantatore (L. Bovio - E. Lama) Ed. Canzonetta


01- Torna (P. Vento - N. Valente) Ed. Bixio
02- 'A casa de rrose (S. Baratta - N. Valente) Ed. Bixio03- 'O paese do sole (L. Bovio - V. D'Annibale) Ed. S. Lucia04- Napule e Surriento (E. Murolo - E. Tagliaferri) Ed. Bideri
05- 'Na sera 'e maggio (G. Pisano - G. Cioffi) Ed. Canzonetta
06- Che t'aggia di' (Della Gatta - E. Nardella) Ed. Curci

LA MUSICA ALLA REGGIA

LA MUSICA COLTA

La musica colta
La musica colta è il termine con cui ci si riferisce alla musica legata alla cultura alta, ovvero quelle tradizioni musicali che implicano avanzate considerazioni strutturali e teoriche e una tradizione musicale scritta, nonostante tali caratteristiche siano ben presenti in molti altri generi musicali nati nel XX secolo e considerati come "contrapposizione" ad essa.
Benché sia spesso identificata con la musica classica, la musica colta è in realtà quindi un genere più ampio, all'interno del quale comunque la musica classica occupa una posizione determinante. In generale, possiamo identificare i seguenti sottogeneri di musica colta:
  • la musica sacra;
  • la musica classica (ci si riferisce con questo termine alla musica prodotta essenzialmente in Europa a partire dall'undicesimo secolo fino ai primi del Novecento);
  • la musica moderna, dei primi anni del Novecento (dodecafonia, neoclassicismo, impressionismo musicale);
  • la musica contemporanea, composta a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale.

sabato 29 settembre 2012


I segnali


Il segnale stradale è un dispositivo atto ad indicare una prescrizione, un avvertimento o una indicazione a tutti i veicoli circolanti e ad ogni altro utente della strada.
Si può dire che la segnaletica stradale è vecchia quasi quanto le strade stesse, infatti già ai tempi dell'Impero Romano, lungo le strade appena costruite, ogni milium (cioè cinquemila pes o mille passus secondo le unità di misura del tempo) veniva posta ai bordi della carreggiata una pietra cilindrica (la pietra miliare) alta anche 3 o più metri, sulla quale erano incise le miglia percorse dalla città precedente, quelle mancanti alla successiva, oltre che la distanza da Roma ("Tutte le strade portano a Roma"...).
Sembra altresì che già nel Medioevo fosse abitudine l'apporre su pali di legno, situati sugli incroci di vie, dei cartelli indicanti la direzione da prendere per giungere alle varie città.
Naturalmente la necessità di indicazioni stradali, non più solamente di direzione o distanza ma anche di prescrizione, è enormemente cresciuta con l'invenzione dell'automobile; infatti già nel 1908 si è tenuto il primo Congresso Mondiale delle strade dove sono state stilate le linee guida per la segnaletica stradale moderna. Da questo congresso è nata l'Associazione Mondiale della Strada (AIPCR) che raggruppa ad oggi 108 Governi; con cadenza quadriennale si svolgono nuovi Congressi al fine di migliorare sempre più la sicurezza stradale, garantita anche dalla presenza e dal rispetto di una corretta segnaletica.
Naturalmente dall'inizio del secolo scorso ad oggi ci sono state continue evoluzioni ed altrettante ci saranno in futuro; al giorno d'oggi i segnali stradali possono essere in ogni caso divisi in alcune categorie:


Esempio di segnaletica verticale: arresto all'incrocio o "Stop"
segnaletica verticale
segnaletica orizzontale
segnaletica luminosa
segnaletica complementare

SEGNALI DI PERICOLO


SEGNALI DI DIVIETO


SEGNALI DI OBBILIGO
  

martedì 29 maggio 2012

LA MUSICA A CORTE

Introduzione storica
Tra il '300 e il '400 importanti avvenimenti politici e culturali cambiarono il volto dell'Europa. E' proprio in questo periodo che si afferma infatti la cultura Umanista, che non pone più Dio al centro dell'universo ma l'uomo. Tutto questo fenomeno portò ad una rinascita culturale e sociale della civiltà cittadina che si evidenziò soprattutto tra la fine del '400 e nel '500; questo periodo prende il nome di Rinascimento.
La musica di corte
Nel Rinascimento la musica profana non solo ebbe piena dignità d'arte, ma acquistò un significato spirituale. Ma la musica profana fu soprattutto musica di corte, legata ad una nuova aristocrazia ricca e colta; fu in questo periodo che si sviluppò la figura del mecenate, ovvero colui che si circonda di artisti e li mantiene in cambio della loro presenza e dei loro servigi. Per tutto il Rinascimento le corti italiane furono il centro della vita musicale europea e il punto d'incontro per tutti i musicisti d'Europa,che allietavano con le loro composizioni, tutti i momenti salienti: feste banchetti, ricevimenti ,ecc…..

Gli strumenti musicali nel Rinascimento
Nel Rinascimento si è visto principalmente un notevole sviluppo della musica vocale, ma anche l'evoluzione di certi strumenti utilizzati nel medioevo; è infatti in questo periodo che strumenti sia a corda che a fiato si perfezionano e vanno a formare varie famiglie, nelle quali lo strumento è presente in varie dimensioni e timbri. Nel Rinascimento la scelta degli strumenti necessari all'esecuzione di un brano non era fatta in precedenza ma al momento dell'esecuzione,in base al luogo, al numero dei musicisti e agli strumenti a disposizione. Gli strumenti erano suddivisi in 3 classi: strumenti a fiato, a corda e a tastiera. 


LA BASILICA

Musiche sacre

Sempre all'inizio del '500 gli eccessi della scuola fiamminga nel secolo precedente provocarono una reazione e una nuova tendenza alla semplificazione, come si può vedere nell'opera di Josquin Des Prez e dei suoi contemporanei fiamminghi e, più tardi, nell'opera di Giovanni Pierluigi da Palestrina, che era, in parte, spinta dalle limitazioni imposte alla musica sacra dal Concilio di Trento che scoraggiava l'eccessiva complessità. Le complessità dei canoni quattrocenteschi furono progressivamente abbandonate dai fiamminghi in favore dell'imitazione a due e tre voci (fino ad arrivare a sei voci reali) e con l'inserimento di sezioni in omofonia che sottolineavano i punti salienti della composizione. Palestrina, dal canto suo, produsse composizioni in cui un contrappunto fluido alternava fittamente consonanze e dissonanze con un suggestivo effetto di sospensione. La transizione ad un tactus di due semibrevi per breve era a questo punto quasi definitiva e il tre su uno veniva riservato ad effetti speciali volti a sottolineare momenti di tensione - l'esatto opposto della tecnica prevalente cent'anni prima. Alla fine del secolo, con il trattato "De Institutioni Harmonicae" del compositore e teorico musicale italiano Gioseffo Zarlino (1589) si definiscono finalmente in modo completo ed esauriente le leggi dell'armonia (e quindi della polifonia). Nasce da qui l'articolazione dei due modi principali della musica moderna: le tonalità maggiore e minore.

Musiche profane
In quasi tutte le culture, anche in tempi molto antichi, la musica e il teatro s'incontrarono frequentemente e si fusero per dar vita a forme diverse di spettacolo. Per assistere alla nascita del teatro musicale moderno è necessario attendere la fine del XVI secolo. È infatti in quest'epoca che a Firenze un gruppo di letterati e musicisti, la cosiddetta Camerata de' Bardi creata dal conte Giovanni Bardi, crea un nuovo stile vocale a mezza via tra il canto e la recitazione: il recitarcantando.Da queste premesse si sviluppa il melodramma. Il primo importante esempio di questo nuovo genere è l'Euridice di Jacopo Peri (1561-1633), che viene rappresentato il 6 ottobre 1600 a Firenze, in occasione delle nozze di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia.Ma il primo vero protagonista degli esordi dell'opera lirica, che dalla musica del Rinascimento trae le sue origini, è senz'altro Claudio Monteverdi (1567 - 1643): nel suo L'Orfeo, che fu rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1607 nel Palazzo Ducale di Mantova, si assiste al crescere dell'importanza dell'orchestra e del canto rispetto alle parti recitate e quindi alla netta distinzione fra recitativo e aria. Con l'introduzione dei concertati e dei recitativi ariosi - dove le parti semplicemente recitate sfumano nel canto - la strada per giungere all'opera nel senso moderno del termine sarà, se non spianata, quanto meno tracciata con maggiore definizione. Con Monteverdi il legame tra testo e musica diventa strettissimo, la musica illustra il significato del testo attraverso i cosiddetti madrigalismi.
Giovanni Pierluigi, noto anche come Giovanni Petraloysio, nacque presumibilmente a Palestrina, l'antica Praeneste nei pressi di Roma. L'anno di nascita del compositore, uno dei massimi protagonisti dell'arte musicale del Rinascimento europeo, è stato proposto principalmente sulla base di un elogio che scrisse un giovane contemporaneo, Melchiorre Major, in cui affermò che al momento della morte Palestrina aveva 68 anni.
Palestrina svolse quasi tutta la sua attività musicale a Roma. Un documento del 1537 riporta il nome di «Joannem da Palestrina» tra i putti cantori della basilica di Santa Maria Maggiore, dove probabilmente studiò con i maestri allora in carica, un certo Robert e i francesi Robin Mallapert e Firmin Lebel.
Ebbe il suo primo incarico come organista della cattedrale di S. Agapito a Palestrina nel 1544; gli obblighi di questo suo primo contratto gli imponevano anche di insegnare il canto ai canonici e ai bambini cantori.
Il 12 giugno 1547 si sposò con Lucrezia Gori, da cui avrà i figli Rodolfo (1549–1572), Angelo (1551–1575) e Iginio (1558–1610).Nel 1551 fu nominato magister cantorum in Cappella Giulia, succedendo a Mallapert, e dal 1553 magister cappellae.Nel 1554 Palestrina pubblicò il suo primo libro di messe, dedicato al papa Giulio III e il 13 gennaio 1555 fu ammesso dal pontefice tra i cantori della cappella papale, senza chiedere il consenso ai cantori stessi, che al contrario erano particolarmente gelosi del loro privilegio. Infatti, morto Giulio III pochi mesi dopo, e conclusosi il regno brevissimo del suo successore, Marcello Cervini, a settembre del 1555 il nuovo papa Paolo IV costrinse alle dimissioni tutti i cantori sposati, tra cui Palestrina, concedendo però loro una pensione. Il mese successivo Palestrina fu assunto come maestro di cappella a San Giovanni in Laterano; lascerà quel posto nel 1560, portando via con sé anche il figlio Rodolfo che era cantorino del coro. Dal marzo 1561, trovò un nuovo impiego presso la Basilica di Santa Maria Maggiore.Risale forse a questo periodo la composizione della famosa Missa Papae Marcelli, la cui importanza è legata alle riforme del Concilio di Trento.
Palestrina divenne intanto maestro del nuovo Seminario Romano nel 1566, riuscendo nel contempo a prestare servizio anche per il Cardinale Ippolito II d’Este (1 agosto 1567 - marzo 1571).La sua fama di compositore, già largamente attestata dai contemporanei, gli procurò offerte di lavoro dall'aristocrazia sia italiana che straniera, alcune delle quali rifiutate; il duca Guglielmo Gonzaga fu tra i più grandi ammiratori e finanziatori di Palestrina, almeno dal 1568 sino 1587, anno in cui il duca morì.Nell'aprile del 1571, alla morte di Giovanni Animuccia, tornò come maestro in Cappella Giulia, mantenendo quel posto sino alla morte.Nel 1580 morì la moglie Lucrezia; Palestrina inizialmente chiese e ottenne di prendere la tonsura, ma pochi mesi dopo sposò invece una ricca vedova romana, Virginia Dormoli.Giovanni Pierluigi da Palestrina morì il 2 febbraio 1594 e venne inumato nella Basilica di San Pietro; ai suoi solenni funerali parteciparono anche molti famosi musicisti del tempo.