martedì 29 maggio 2012

LA MUSICA A CORTE

Introduzione storica
Tra il '300 e il '400 importanti avvenimenti politici e culturali cambiarono il volto dell'Europa. E' proprio in questo periodo che si afferma infatti la cultura Umanista, che non pone più Dio al centro dell'universo ma l'uomo. Tutto questo fenomeno portò ad una rinascita culturale e sociale della civiltà cittadina che si evidenziò soprattutto tra la fine del '400 e nel '500; questo periodo prende il nome di Rinascimento.
La musica di corte
Nel Rinascimento la musica profana non solo ebbe piena dignità d'arte, ma acquistò un significato spirituale. Ma la musica profana fu soprattutto musica di corte, legata ad una nuova aristocrazia ricca e colta; fu in questo periodo che si sviluppò la figura del mecenate, ovvero colui che si circonda di artisti e li mantiene in cambio della loro presenza e dei loro servigi. Per tutto il Rinascimento le corti italiane furono il centro della vita musicale europea e il punto d'incontro per tutti i musicisti d'Europa,che allietavano con le loro composizioni, tutti i momenti salienti: feste banchetti, ricevimenti ,ecc…..

Gli strumenti musicali nel Rinascimento
Nel Rinascimento si è visto principalmente un notevole sviluppo della musica vocale, ma anche l'evoluzione di certi strumenti utilizzati nel medioevo; è infatti in questo periodo che strumenti sia a corda che a fiato si perfezionano e vanno a formare varie famiglie, nelle quali lo strumento è presente in varie dimensioni e timbri. Nel Rinascimento la scelta degli strumenti necessari all'esecuzione di un brano non era fatta in precedenza ma al momento dell'esecuzione,in base al luogo, al numero dei musicisti e agli strumenti a disposizione. Gli strumenti erano suddivisi in 3 classi: strumenti a fiato, a corda e a tastiera. 


LA BASILICA

Musiche sacre

Sempre all'inizio del '500 gli eccessi della scuola fiamminga nel secolo precedente provocarono una reazione e una nuova tendenza alla semplificazione, come si può vedere nell'opera di Josquin Des Prez e dei suoi contemporanei fiamminghi e, più tardi, nell'opera di Giovanni Pierluigi da Palestrina, che era, in parte, spinta dalle limitazioni imposte alla musica sacra dal Concilio di Trento che scoraggiava l'eccessiva complessità. Le complessità dei canoni quattrocenteschi furono progressivamente abbandonate dai fiamminghi in favore dell'imitazione a due e tre voci (fino ad arrivare a sei voci reali) e con l'inserimento di sezioni in omofonia che sottolineavano i punti salienti della composizione. Palestrina, dal canto suo, produsse composizioni in cui un contrappunto fluido alternava fittamente consonanze e dissonanze con un suggestivo effetto di sospensione. La transizione ad un tactus di due semibrevi per breve era a questo punto quasi definitiva e il tre su uno veniva riservato ad effetti speciali volti a sottolineare momenti di tensione - l'esatto opposto della tecnica prevalente cent'anni prima. Alla fine del secolo, con il trattato "De Institutioni Harmonicae" del compositore e teorico musicale italiano Gioseffo Zarlino (1589) si definiscono finalmente in modo completo ed esauriente le leggi dell'armonia (e quindi della polifonia). Nasce da qui l'articolazione dei due modi principali della musica moderna: le tonalità maggiore e minore.

Musiche profane
In quasi tutte le culture, anche in tempi molto antichi, la musica e il teatro s'incontrarono frequentemente e si fusero per dar vita a forme diverse di spettacolo. Per assistere alla nascita del teatro musicale moderno è necessario attendere la fine del XVI secolo. È infatti in quest'epoca che a Firenze un gruppo di letterati e musicisti, la cosiddetta Camerata de' Bardi creata dal conte Giovanni Bardi, crea un nuovo stile vocale a mezza via tra il canto e la recitazione: il recitarcantando.Da queste premesse si sviluppa il melodramma. Il primo importante esempio di questo nuovo genere è l'Euridice di Jacopo Peri (1561-1633), che viene rappresentato il 6 ottobre 1600 a Firenze, in occasione delle nozze di Maria de' Medici con Enrico IV di Francia.Ma il primo vero protagonista degli esordi dell'opera lirica, che dalla musica del Rinascimento trae le sue origini, è senz'altro Claudio Monteverdi (1567 - 1643): nel suo L'Orfeo, che fu rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1607 nel Palazzo Ducale di Mantova, si assiste al crescere dell'importanza dell'orchestra e del canto rispetto alle parti recitate e quindi alla netta distinzione fra recitativo e aria. Con l'introduzione dei concertati e dei recitativi ariosi - dove le parti semplicemente recitate sfumano nel canto - la strada per giungere all'opera nel senso moderno del termine sarà, se non spianata, quanto meno tracciata con maggiore definizione. Con Monteverdi il legame tra testo e musica diventa strettissimo, la musica illustra il significato del testo attraverso i cosiddetti madrigalismi.
Giovanni Pierluigi, noto anche come Giovanni Petraloysio, nacque presumibilmente a Palestrina, l'antica Praeneste nei pressi di Roma. L'anno di nascita del compositore, uno dei massimi protagonisti dell'arte musicale del Rinascimento europeo, è stato proposto principalmente sulla base di un elogio che scrisse un giovane contemporaneo, Melchiorre Major, in cui affermò che al momento della morte Palestrina aveva 68 anni.
Palestrina svolse quasi tutta la sua attività musicale a Roma. Un documento del 1537 riporta il nome di «Joannem da Palestrina» tra i putti cantori della basilica di Santa Maria Maggiore, dove probabilmente studiò con i maestri allora in carica, un certo Robert e i francesi Robin Mallapert e Firmin Lebel.
Ebbe il suo primo incarico come organista della cattedrale di S. Agapito a Palestrina nel 1544; gli obblighi di questo suo primo contratto gli imponevano anche di insegnare il canto ai canonici e ai bambini cantori.
Il 12 giugno 1547 si sposò con Lucrezia Gori, da cui avrà i figli Rodolfo (1549–1572), Angelo (1551–1575) e Iginio (1558–1610).Nel 1551 fu nominato magister cantorum in Cappella Giulia, succedendo a Mallapert, e dal 1553 magister cappellae.Nel 1554 Palestrina pubblicò il suo primo libro di messe, dedicato al papa Giulio III e il 13 gennaio 1555 fu ammesso dal pontefice tra i cantori della cappella papale, senza chiedere il consenso ai cantori stessi, che al contrario erano particolarmente gelosi del loro privilegio. Infatti, morto Giulio III pochi mesi dopo, e conclusosi il regno brevissimo del suo successore, Marcello Cervini, a settembre del 1555 il nuovo papa Paolo IV costrinse alle dimissioni tutti i cantori sposati, tra cui Palestrina, concedendo però loro una pensione. Il mese successivo Palestrina fu assunto come maestro di cappella a San Giovanni in Laterano; lascerà quel posto nel 1560, portando via con sé anche il figlio Rodolfo che era cantorino del coro. Dal marzo 1561, trovò un nuovo impiego presso la Basilica di Santa Maria Maggiore.Risale forse a questo periodo la composizione della famosa Missa Papae Marcelli, la cui importanza è legata alle riforme del Concilio di Trento.
Palestrina divenne intanto maestro del nuovo Seminario Romano nel 1566, riuscendo nel contempo a prestare servizio anche per il Cardinale Ippolito II d’Este (1 agosto 1567 - marzo 1571).La sua fama di compositore, già largamente attestata dai contemporanei, gli procurò offerte di lavoro dall'aristocrazia sia italiana che straniera, alcune delle quali rifiutate; il duca Guglielmo Gonzaga fu tra i più grandi ammiratori e finanziatori di Palestrina, almeno dal 1568 sino 1587, anno in cui il duca morì.Nell'aprile del 1571, alla morte di Giovanni Animuccia, tornò come maestro in Cappella Giulia, mantenendo quel posto sino alla morte.Nel 1580 morì la moglie Lucrezia; Palestrina inizialmente chiese e ottenne di prendere la tonsura, ma pochi mesi dopo sposò invece una ricca vedova romana, Virginia Dormoli.Giovanni Pierluigi da Palestrina morì il 2 febbraio 1594 e venne inumato nella Basilica di San Pietro; ai suoi solenni funerali parteciparono anche molti famosi musicisti del tempo.